Svezzamento o divezzamento o meglio ancora alimentazione complementare, nei mammiferi, è il processo di sostituzione dell’alimentazione esclusiva a base di latte (allattamento), tipica delle prime fasi di vita, con quella caratterizzata dall’assunzione di altri liquidi e solidi.

Svezzamento: quando e come iniziare

Con il termine “svezzamento” oggi si intende il passaggio da un’alimentazione esclusivamente liquida, a base di latte materno o formulato, a un’alimentazione mista, con apporto di cibi solidi o semisolidi. In passato, però, questo termine aveva un altro significato: indicava il momento in cui il bambino, considerato ormai “grande” (di solito intorno ai 2 anni), veniva definitivamente allontanato dal seno. Quasi sempre il piccolo, anche se già abituato ai cibi solidi, opponeva resistenza cercando di tenersi stretta la sua “cara abitudine”, entrando così in conflitto con la mamma, e da qui la definizione da dizionario: «Far perdere un vezzo, un difetto o una cattiva abitudine».

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda la prosecuzione dell’allattamento esclusivo al seno fino ai 6 mesi circa, età attorno alla quale i bambini vengono solitamente svezzati. Va però ricordato che l’OMS non indica una età precisa e puntuale, perché i fattori che determinano il momento idoneo per lo svezzamento sono legati al livello di sviluppo di ogni singolo bambino, e quindi variabili da soggetto a soggetto. Ciò avviene per qualunque tappa evolutiva: iniziare ad afferrare gli oggetti, a camminare, a parlare, ecc.; possiamo individuare un’età di massima, ma poi ogni bambino è a sé.
Dunque, forzare lo svezzamento, così come ostacolarlo nel momento in cui il piccolo si mostra interessato e pronto a sperimentare i cibi solidi, sono atteggiamenti da scoraggiare.